La Chiesa dei Santi Bartolomeo ed Alessandro dei Bergamaschi.
La "nostra Chiesa" fu edificata in Piazza Colonna tra il 1569 e il 1573, per iniziativa del sacerdote spagnolo Ferrante Ruiz, inizialmente come cappella annessa all’Ospedale dei Pazzarelli (primo ospedale per malati di mente sorto nella città di Roma agli inizi ‘500) e dedicata a Santa Maria della Pietà.
Trasformata successivamente in una chiesa vera e propria – la facciata fu eseguita nel 1719 su disegno dell’arch. Romano Carlo De Dominicis – nel 1725 diventa di proprietà dell’Arciconfraternita la quale vi aggiunge il titolo dei Santi Bartolomeo e Alessandro.
Significativi interventi di abbellimento e ristrutturazione della chiesa furono realizzati tre il 1836 ed il 1839 sotto la direzione dell’architetto Giuseppe Valadier.
All'Architetto Giuseppe Sacconi, ideatore del monumento a Vittorio Emanuele II a Piazza Venezia, si deve l'attuale assetto della Chiesa, con la volta affrescata dal pittore e scultore Emilio Retrosi, nel 1902.
L’interno della chiesa è ricco di iscrizioni e lapidi (che raccontano i momenti significativi della storia del Sodalizio e della chiesa stessa) nonché di dipinti e pale realizzate tra il XVI e XVIII secolo.
Negli anni 1986-1994 si sono avuti impegnativi lavori di consolidamento e di deumidificazione delle mura perimetrali e della volta a botte, nonché la sistemazione del presbiterio con la collocazione del nuovo altare, in obbedienza alle prescrizioni liturgiche seguite al Concilio Vaticano II.
Tra il 2004 e il 2006, usufruendo del finanziamento della Presidenza del Consiglio dei Ministri (DPR 76/98) e di un contributo dell'azienda bergamasca Cartemani S.p.A l'Arciconfraternita dei Bergamaschi ha potuto realizzare i restauri della facciata, della decorazione plastica e pittorica della volta dell'aula, del presbiterio e dell'altare maggiore, ed il rifacimento dell'impianto di illuminazione.
La Chiesa è stata riaperta nel settembre 2006 alla presenza di numerose autorità civili ed ecclesiastiche di Bergamo e Roma.
Gli orari della Santa Messa sono i seguenti:
Domenica: ore 10:00
Mercoledì: ore 13:15
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La costruzione dell'oratorio dell'Arciconfiaternita dei Bergamaschi in Roma è, sostanzialmente, legata al progetto di riedificazione, avvenuta nel primo trentennio del XVIII secolo, dell'intero complesso architettonico sito fra Piazza Colonna, Via dei Bergamaschi, Piazza di Pietra e Via di Pietra.
Nel febbraio 1727, infatti, si decise che, per esplicita volontà dei Gesuiti, i bergamaschi dovevano lasciare la sede originaria della loro Congregazione in Piazza San Macuto e trasferirsi nell'edificio che, fino a quel momento, aveva ospitato l' ”ospedale de' pazzi” in Piazza di Pietra.
Fu cosi che l'Arciconfiaternita lombarda prese possesso dei locali e decise la ristrutturazione di essi incaricando l'architetto Gabriele Valvassori di eseguire il progetto della nuova “fabbrica” da farsi.
I primi lavori, cominciati nel 1729, consentirono, tra l'altro, di restaurare il vecchio oratorio che nel 1733 venne completamente realizzato.
L'oratorio fa quindi parte del grande e articolato palazzo che dal XVIII secolo fino ad oggi - fatta eccezione per alcuni locali ceduti a privati - appartiene all'Arciconfiaternita dei bergamaschi in Roma.
Per questo motivo e per il fatto che viene riadattato su uno preesistente, l'oratorio non ha una facciata su strada ma una entrata che da direttamente su un vano al quale si accede dal cortile principale dell'edificio.
L'architettura dell'ambiente è molto semplice mentre la decorazione delle pareti e della volta risulta essere, secondo lo stile del grande architetto Gabriele Valvassori, estremamente elegante ed elaborata.
Membrature architettoniche a rilievo in stucco, talvolta dorato, scandiscono gli spazi alternandosi a disegni armoniosamente omogenei. Il rivestimento della parte infiariore delle pareti è costituito da una bellissima boiserie, della fine del XVI secolo, che proviene dal primo oratorio dei bergamaschi costruito nella chiesa di S . Macuto.
Durante il trasferimento settecentesco a Piazza di Pietra, il mobilio fil smontato e riadattato nella nuova sala che, essendo più grande, rese necessaria l'aggiunta di nuovi pannelli in legno di noce.
Nella parte superiore delle pareti sono, invece, collocate alcune tele di differenti dimensioni e provenienti, in gran parte, dalla chiesa di S. Macuto. Esse rafiigurano, singolarmente, immagini di papi, vescovi, cardinali, santi martiri e devoti legati alla Nazione bergamasca.
L'oratorio dell'Arciconfraternita dei Bergamaschi risulta essere, quindi, un luogo estremamente interessante dal punto di vista artistico e non solo. Esso era, infatti, destinato ad uso dei confratelli e, in particolare, alle riunioni della Congregazione Generale del Sodalizio che si teneva, ordinariamente, ogni seconda domenica del mese. Le adunanze, alle quali potevano intervenire tutti i confratelli e gli Ofiiciali, erano tenute a porte chiuse e si aprivano con le preghiere intonate dal Presidente; ad esse si univa, successivamente, il coro di miti i fratelli presenti. Per tale esigenza si poteva accedere all'oratorio attraverso i locali più interni dello stabile.
L'oratorio, con l'accesso in Via di Pietra, rimane uno dei pochi esempi di questo tipo di luogo ancora presente a Roma: rinchiuso all'interno dell'edificio che ospita l'istituzione che lo ha voluto, venne concepito ed utilizzato essenzialmente dai membri deII'Arciconfraternita dei bergamaschi, una delle più antiche ed ancora operanti in Roma.
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Gli ambienti retrostanti alla sagrestia della chiesa dei Santi Bartolomeo e Alessandro, che dal 1725 fa parte della sede dell’Arciconfraternita, sono stati recentemente sistemati, al fine di valorizzare il nucleo di importanti dipinti provenienti dalla chiesa e sagrestia di San Macuto, sede originaria della Confraternita stessa.
Dopo il loro restauro, curato dalla Soprintendenza al Patrimonio Artistico di Roma, si è deciso di procedere ad una sistemazione che ne permetta una adeguata fruizione anche da parte del pubblico.
Le tele esposte formano un insieme unitario costituendo quanto resta del nucleo più antico delle opere commissionate dal Sodalizio per decorare la propria chiesa e collocandosi tutte in un arco cronologico compreso tra l’ultimo scorcio del XVI secolo e l’inizio del successivo.
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L' Archivio Storico e gli Uffici.
L’archivio storico dell’Arciconfraternita dei Bergamaschi è costituito da oltre 800 faldoni, in parte contenenti documenti e carte sciolte raggruppati in fascicoli, in parte organizzati in tomi rilegati.
Sono inoltre conservate circa 90 pergamene e manoscritti di contenuto vario risalenti al XVI secolo.
I documenti conservati riguardano l’origine e lo sviluppo della Arciconfraternita nei secoli XVI–XX.
Nel 1969 la Sovrintendenza Archivistica del Lazio ha riconosciuto il notevole interesse storico del suddetto materiale (D.P.R. 30/09/63 n.1409) per il periodo di tempo che copre e per la qualità degli atti conservati, che documentano la vita e l’azione del Sodalizio in favore dei Bergamaschi residenti a Roma fin dalla sua istituzione (XVI sec.); l’interesse storico è infatti dimostrato, visto l’arco temporale coperto, dai riferimenti dell’affidamento di incarichi ad artisti di nome, dalle notizie relative alle cure somministrate nell’ospedale gestito dall’Arciconfraternita, nonché dai riferimenti ai possedimenti immobiliari, spesso corredati di piante e grafici.
L’archivio storico dell’Arciconfraternita dei Bergamaschi, sito negli uffici di Via di Pietra 70, è consultabile, previa richiesta scritta, per ricerche di natura storica, artistica o biografica.
Il Sodalizio
La Sede Sociale